“Sostenere che il parto in casa sia pericoloso è come sostenere che andare in bicicletta sia pericoloso. E’ vero infatti, se … non sei capace di andarci, se non metti il caschetto, se passi col rosso e se stai in mezzo alla strada!”: Marta Campiotti, presidente di Nascere in casa, Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, interviene nell’acceso dibattito di questi ultimi giorni sul parto in casa. Ho voluto coinvolgere una delle massime esperte nel campo (ha anche collaborato al mio libro “Il parto in casa” di cui è appena uscita una nuova edizione, e la ringrazio ancora una volta per il suo prezioso contributo) perché commentasse quella che è stata definita dai giornali una vera e propria ‘’guerra sul parto in casa”.
Ma perché dopo tanti anni i toni si sono inaspriti così tanto? Forse perché si sta parlando di soldi?
Il dubbio è legittimo. Sì, perché l’episodio che ha fatto scoppiare l’ennesimo caso riguarda, non a caso, la decisione della Regione Lazio di concedere un rimborso di 800 euro alle donne che decidono di far nascere i loro piccoli tra le mura domestiche (a fronte di una spesa che si aggira in genere tra i 2000 e i 3000 euro, attualmente un rimborso parziale delle spese avviene solo in Piemonte, Emilia Romagna, province di Bolzano e Trento e ora anche nel Lazio). Ad alimentare il dibattito ci si è messo pure un documento a favore del parto in casa diffuso da un autorevole organismo internazionale, il National Institute for Health and Care Excellence (NICE). L’organismo inglese incoraggia le donne in salute che hanno avuto una gravidanza senza problemi, non primipare, a partorire in casa o nelle case maternità assistite da ostetriche specializzate.
“Il parto non è una malattia, è una normale attività della vita”, sostiene Marta Campiotti, “ma richiede sempre un sostegno e un accompagnamento, una vigilanza competente (fornita dall’ostetrica) talvolta un intervento specializzato (fornito dal medico, assistenza specialistica). E aggiunge: “L’assistenza ostetrica nel mondo si basa sul concetto della ‘selezione del rischio’ e della massima sicurezza possibile: in questa casa, in questo ospedale, con questa donna, in queste condizioni, il parto è a basso, medio o alto rischio? La nostra Associazione da venti anni sostiene il valore dell’assistenza ostetrica a domicilio e in casa maternità in termini di salute, benessere e soddisfazione, una possibilità per una donna in salute e un bambino ben cresciuto e a termine: abbiamo assistito migliaia di donne in tutta Italia e attualmente stiamo elaborando una raccolta dati con l’Istituto epidemiologico Mario Negri di Milano”.
Subito dopo l’ok della Regione Lazio al rimborso, c’era stata una levata di scudi da parte dei ginecologi: “L’Italia non è pronta per questa pratica”, ha tuonato Paolo Scollo, presidente dellaSigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia). “Il parto in casa è una procedura difficile da gestire, che non rispetta i moderni requisiti di sicurezza e non risponde neanche a una logica economica. Nei Paesi del Nord Europa, quando una donna decide di partorire tra le mura domestiche, fuori dalla porta di casa viene parcheggiato un centro mobile di assistenza che rimane a disposizione per tutto il travaglio. Inoltre, viene riservato un posto nell’ospedale più vicino. Senza queste fondamentali precauzioni, dare alla luce un bambino in casa diventa estremamente rischioso”. “Ci siamo formate anche in Olanda”, risponde oggi Marta Campiotti, “dove il 30% dei bambini nasce in casa con la presenza della sola ostetrica ed dove NON c’è mai stata l’ambulanza sotto casa, ma chi assiste ha ben chiaro il concetto di ‘selezione’ e responsabilità professionale”.
Ma i ginecologi non ci stanno: “Come Sigo – ha ricordato Scollo – ci stiamo battendo da anni per la chiusura dei punti nascita che rimangono sotto i 500 parti l’anno. La scelta delle Regioni che prevedono il rimborso spese percorre esattamente la strada opposta, parcellizzando in modo esponenziale i punti nascita, che diventerebbero difficilmente controllabili. Inoltre con una logica anti-economica: i risparmi si hanno se concentri i parti in meno strutture”. “Ben venga che chiudano gli Ospedali sotto i 500 parti – replica Campiotti – : l’Ospedale deve garantire la migliore assistenza possibile nel caso di medio e alto rischio nell’evento travaglio/parto: la qualità dell’assistenza ospedaliera in caso di bisogno è una garanzia necessaria per l’assistenza a domicilio in sicurezza”.
“Il parto extra-ospedaliero”, sottolinea ancora Marta Campiotti, “è una possibilità sicura per una donna sana ed un bambino sano, qualora avvenga secondo il criterio della LIBERTA’ DI SCELTA CONSAPEVOLE e della ASSISTENZA APPROPRIATA: continuità assistenziale (dalla gravidanza al puerperio), assistenza personalizzata (quale è il luogo più sicuro per quella donna e quel bambino), selezione dinamica (in ogni momento del processo travaglio/parto posso cambiare luogo), ostetriche qualificate (formazione continua specifica ) presenti in due al parto, collegamento con un Ospedale di riferimento per i possibili trasferimenti in sicurezza, linee guida condivise e pubblicate sul sito www.nascereacasa.it, .
Chi può avere il suo bambino in casa
di Marta Campiotti
Ciascuna donna che lo desidera
In buona salute e senza limiti di età
Che è arrivata al termine della gravidanza
E che inizi il suo travaglio spontaneamente
Contenta di affrontare questa avventura
Con un bambino ben cresciuto dentro di lei
Pronto ad uscire nella posizione migliore
Che cerca un ambiente raccolto intimo
Per essere liberamente sé stessa
Dove il silenzio, l’acqua, la voce, le mani del suo compagno
L’aiuteranno a dare alla luce il suo bambino
Sostenuta e guidata dalle ostetriche
Che lei stessa ha scelto come presenza
Che dà forza energia coraggio
Se volete saperne di più, vi consiglio “Il parto in casa – Nascere nell’intimità familiare, secondo natura“, con la prefazione di Verena Schmid e l’introduzione della cantante Giorgia (Il leone verde Edizioni).
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